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Regina della Famiglia

Storia delle apparizioni a Ghiaie sessant'anni dopo

 




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LA VEGGENTE OGGI


Testimonianze


La sofferenza di A. Roncalli

 

La Vergine Maria, fin dalla seconda apparizione, e poi altre volte, annuncia ad Adelaide che avrebbe sofferto molto.

Nell'ultima apparizione, il 31 maggio le dice: "In questa valle di veri dolori sarai una piccola martire".

Molti hanno contribuito in modi e tempi diversi, magari con retta intenzione, a rendere difficile la vita di questa creatura, a cominciare dai genitori e familiari, nei primi giorni delle apparizioni. Il penoso strappo dalla famiglia, quando era una bambina di sette anni, quella segregazione cui fu sottoposta, le accuse più assurde contro di lei e le persone care, continuate anche dopo le apparizioni, hanno amareggiato la sua esistenza. Ma ciò che più l' affligge è l' avere negato le apparizioni.

Sappiamo bene, come e perché avvenne ciò, ma il fatto pesa sul cuore, e lo manifestò in varie circostanze.

Come non ricordare il pianto di Adelaide nella notte seguente l'interrogatorio, in cui fece la seconda negazione?

Commentando, nel suo quaderno, la decima apparizione, Adelaide scrive:

"La Madonna non mi rivelò il nome di quei due Santi che aveva ai suoi fianchi. Solo per ispirazione interna ebbi chiara intuizione del loro nome: S. Matteo e S. Giuda. Il nome Giuda ha per me un ricordo triste, perché sia pure involontariamente ho tradito la Madonna...

Nel mio cuore sento pesare il mio grosso sbaglio, ma pur avendo imitato Giuda traditore voglio tuttavia santificarmi seguendo l'esempio di Giuda santo coll'essere apostola e martire per amore a Gesù e alla Madonna.

San Matteo ispira al mio cuore fiducia di salvezza, perché anche lui peccatore ha seguito Gesù e si è fatto apostolo del suo nome".

Nella relazione di don Romualdo Baldissera, si legge:

"Mi appare (Adelaide, n.d.r.) umile e coerente. Dopo le prime difficoltà, si apre sempre più fino alla confidenza. La vedo coprire con le mani gli occhi rossi e piegare la testa davanti alla fotografia che la riproduce in estasi, dimostrando tutta l'angoscia del suo cuore".

L'angoscia che Adelaide aveva nel cuore il 21 gennaio 1948, non si fermò a quella data, andò oltre.

Adelaide Roncalli, il 10 aprile 1959, invia da Milano a don Italo Duci, una lettera in cui, tra l' altro, scrive:

"Ora sig. prevosto, mi devo accusare di essermi lasciato sfuggire qualche lamento la settimana scorsa alla cappella, in presenza di alcune persone.

Il motivo è, che mi ha fatto dispiacere vedere la nostra cappelletta assai mal ridotta, e l'esclamazione di estranei nel vederla tanto trascurata.

Il pensiero di aver negato, lei sig. prevosto lo sa, mi ha sempre pesato, ed ogni occasione serve per riaprire la ferita e così anche ora, a pensare che la mia negazione può essere causa di tanta freddezza e noncuranza, mi fa sanguinare il cuore...".

Gesù dice: "Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me" (Mt. 10, 38).

La vita dei veri veggenti è segnata dalla sofferenza: anzi, la croce per loro è garanzia di autenticità. Basta pensare alle prove sopportate da Bernardetta Soubirous e dai tre pastorelli di Fatima, per averne la conferma.

I veggenti, come tutti i cristiani, sono chiamati a percorrere la via dolorosa assieme a Gesù, per poter giungere all'unione perfetta con il loro Dio crocifisso.

La vita di Adelaide Roncalli non fa eccezione alla regola. La verità del messaggio e dell'apparizione di Ghiaie, viene confermata anche dalla vita della veggente.