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Regina della Famiglia

Storia delle apparizioni a Ghiaie sessant'anni dopo

 




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I FRUTTI


Conversioni

 

A Ghiaie si sono verificate guarigioni fisiche complete e immediate. Tuttavia non sono le guarigioni del corpo i veri miracoli di Ghiaie, ma le guarigioni dello spirito.

Don Luigi Cortesi, dopo avere confessato nella chiesa parrocchiale di Ghiaie, il 28 maggio 1944, scrive:

"Per un paio d'ore siedo in confessionale. Se i silenzi dei confessionali si squarciassero! Se quelle stole violacee unte e stazzonate potessero parlare! Peccato, davvero, che le conversioni spirituali non possano addursi come miracoli probativi nell'accertamento delle visioni di Adelaide" (v. Storia dei fatti di Ghiaie, o.c. p. 134).

Al di là del giudizio sul valore probativo delle conversioni, giudizio che giustamente molti rifiutano, la testimonianza del Cortesi è importante, perché viene da una fonte non sospetta.

Il Cortesi aggiunge:

"La pietà popolare, con dilatato cuore, narra di una decina di conversioni repentine, giudicate straordinarie, "miracolose"; le mie esperienze personali potrebbero arricchire la collana con tre nuove perle, e chissà quante altre potrebbero aggiungerne i ministri del confessionale, se su questi fatti non cadesse un infrangibile segreto. Il Rev. Don Silvio M. Girola comunica (da Como, Valduce, Via Dante 9, li 12-7-1944) al vescovo di Bergamo quanto segue: "Nessuna intenzione, da parte di chi vi scrive per obbligo di coscienza, di influire in alcun modo, diretto od indiretto, sulle decisioni che prenderanno coloro che sono a ciò preposti dalla S. Chiesa a proposito delle presunte apparizioni delle Ghiaie; ma i fatti sono fatti e si devono denunciare, perché siano conosciuti, vagliati e giudicati. Ma quando si parla di conversioni d'un carattere che sembra miracoloso, le difficoltà diventano gravissime perché generalmente implicano segreti infrangibili del Tribunale di Penitenza; ragion per cui spesso, anzi quasi sempre e per la maggior parte rimangono ignorate.

D'altra parte, se una vera conversione vai più di una resurrezione, perché si dovrebbe tacerne, proprio in tempi che ne hanno più bisogno?...

Queste cose diceva a se stesso chi scrive, per vincere la riluttanza e la perplessità di rendere manifesta all'Ecc. V., con le dovute cautele, un'improvvisa, non chiesta e nemmeno desiderata conversione di un uomo, già inoltrato nella vecchiaia, che, dopo essere vissuto oltre mezzo secolo nella miscredenza, non solo, ma nell'odio più satanico e feroce contro Dio, per essersi trovato quasi a sua insaputa a Ghiaie la sera del 31 maggio in mezzo all'immensa folla che pregava e piangeva, senza aver vista né la "piccola" in estasi, né i presunti miracoli, ed aver guardato, quasi con indifferenza i fenomeni solari, d'un tratto si sentì preso da un nodo alla gola, da una contrizione così perfetta che, da quel momento, non è cessata più, obbligandolo quasi ad invocazioni continue (oltre 100 "miserere" in un solo giorno) ed a riconoscere l'assurdità di tutte le obiezioni ed argomentazioni filosofiche contro la fede, già credute assiomatiche e difese in Italia ed all'estero con molti scritti, anche sopra una rivista massonica; sicché fece l'immediato proposito di confutar se stesso e di spendere ogni rimanente attività della propria vita nell'apologia di quella religione che egli aveva tanto odiata da desiderare tutte le scomuniche immaginabili e possibili, non solo, ma da presumere e da procurare di convincersi perfino di non essere stato battezzato, ciò che intendeva di fare con un racconto autobiografico intitolato appunto: Il battesimo.

Scrittore di varie commedie in poesia ed in prosa, tutte con intendimenti anticlericali, fra le più recenti ne aveva preparata una; "Duccina ne fa delle sue", dove, perfino un'ingenua bimba dell'età dell'Adelaide, ma di famiglia molto signorile, alla vigilia della prima Comunione per un gioco fanciullesco, del quale non sa nemmeno rendersi conto, mette un'intera popolazione nella convinzione di una sequela di miracoli della B. Vergine, con la probabilità di un futuro santuario da rivaleggiare con quello stesso di Lourdes. Ben strana concomitanza di eventi, perché par proprio che Maria SS. abbia voluto trasformare il suo nemico in un apostolo, ed infatti, non solo egli intende di confutarsi, ma di ridurre, per quanto gli sarà possibile ad opere di edificazione quello che aveva preparato con ogni accuratezza per distruggere la fede nei cuori...

Di quale e quanta intensità fossero il sentimento di contrizione ed il dolore, o per meglio dire, lo strazio provato dall'infelice, nello stesso tempo invidiabile, convertito, meglio ancora che dall'epistolario, dove di necessità il mittente, pensando all'amico, diventa un interlocutore, apparirà chiaro da alcuni pensieri che si leggono nei fogli dei suoi quotidiani esami di coscienza. Sono espressioni che talvolta rasentano quasi la disperazione; ma il fortunato quasi dà subito la partita vinta alle immortali speranze. "Quando penso all'enormità ed al numero incalcolabile dei miei sacrilegi, poiché il loro ricordo risale alla mia primissima fanciullezza (incredibile a dirsi! Da un istinto satanico ero indotto, bambino d'un lustro appena, a fare osceno strazio delle immagini più commoventi: l'Addolorata e l'Ecce Homo di Guido Reni, per es.); e che poi spesi più di mezzo secolo nello studio dei mezzi più atroci di vilipendere la religione cattolica e di combatterne il Fondatore, strappandogli quante più anime fosse possibile..., concludo che se, per un'ipotesi, Egli il Giudice divino, volesse lasciarmi arbitro della mia sorte..., io mi condannerei, io mi dovrei condannare. Ma so che Egli, nella sua infinita misericordia, troverà le attenuanti, o nella pazzia congenita, o nell'ossessione satanica, o nella scuola perversa, o nelle tremende seduzioni, sicché straziato, ma fiducioso, io sento di dovermi gettare fra le sue braccia e di giurargli che l'amo".

Seguono poi delle pagine dove si rivolge direttamente a Maria SS., dolente di tutte le offese recatele. Per non passar davanti alle sue chiese arrivava al punto di allungare gli stessi itinerari obbligati; e fino al 30 maggio nulla sapeva di Fatima, per aver distrutto, con molti altri, tutti i libri che ne parlavano..." (v. Il problema delle apparizioni di Ghiaie, o.c. pp. 188-190).

Don Italo Duci, allora coadiutore nella parrocchia di Ghiaie, il 13 giugno 1944, scrive nel suo diario:

"Le conversioni furono numerose e ce ne furono segnalate dai paesi vicini e dai lontani, nel ceto colto e non colto, e anche di persone influenti" (v. D. Argentieri, o.c., p. 105).

Don Cesare Vitali, parroco di Ghiaie, più volte disse ad Achille Ballini, suo figlioccio: "Bisognava entrare nei confessionali per capire se in tutto quel movimento c'era o non c'era il dito di Dio. Chi vi attirava i grandi peccatori a vuotare il sacco delle loro miserie? Lo spirito di preghiera e penitenza suscitatosi, resterà incancellabile nella storia delle Ghiaie. Nessuno potrà dimenticarlo" (v. A. Ballini, Una fosca congiura contro la storia, p. 82).

Don Felice Murachelli, parroco di Cevo (Brescia), invitato dal vescovo a lasciare la parrocchia, perché la sua vita era in pericolo, dal 13 luglio al 17 agosto 1944, soggiorna a Ghiaie, dove si prodiga nel ministero sacerdotale.

Nel suo diario, il 13 luglio, scrive:

"Giungo alle Ghiaie verso le ore 11 e presto posso celebrare la S. Messa, nonostante vi sia ressa di sacerdoti che attendono.

Mi porto subito dopo sul luogo del Torchio. Mi sento preso da un nodo alla gola e mi scende qualche lagrima furtiva dagli occhi nel vedere tutta quella gente che prega fervida e compatta e risponde alle suppliche di Lourdes. Noto molti sacerdoti, anche esteri, molti religiosi e religiose. Sulla morena prospiciente il luogo ho la fortuna di incontrarmi con monsignor Egidio Bignamini, prevosto di Treviglio (poi arcivescovo di Ancona) e con monsignor Angelo Bramini di Lodi...

Dall'alto della morena assistiamo al canto ed allo spettacolo della folla sul luogo benedetto. I due monsignori fanno fatica a staccarsi ed è qui che monsignor Bramini dice: "Questo è l'epilogo di Fatima! Che bellezza... verrebbe voglia di stare sempre qui".

Alla sera mi rassegno a passare la notte nella chiesa di Ghiaie, affollata di pellegrini che vi pernottano.

Presto la mia opera nel confessionale: cose veramente edificanti. Quanta gente è venuta da lontano unicamente per chiedere la conversione: "Mi preme solo di salvarmi l'anima, il resto non mi interessa", è la frase che più frequentemente risuona al mio orecchio... Alla mezzanotte incominciano le S.S. Messe che continuano fino alle 10 (del 14 luglio, n.d.r.); io pure continuo a confessare fino alle ore 9. Domando poi in canonica di poter riposare le mie stanche membra fino alle 14 sopra una sedia a sdraio. Quando mi sveglio ho una sorpresa: il padre missionario che aiuta da alcuni giorni il prevosto delle Ghiaie mi cede il posto perché deve partire ed io divento l'aiutante del buon prevosto, il suo secondo coadiutore e il penitenziere dei pellegrini. Non mi so capacitare di tanta bontà della Vergine SS. verso di me... Le serverò imperitura riconoscenza... Qui mi sento sicuro sotto il manto di Maria.

Il prevosto mi fa le consegne ed io incomincio la mia attività spirituale: confessionale, benedizioni, incontri con migliaia di pellegrini, che giungono da tutte le parti dell'Alta Italia.

15 luglio 1944

... Nel ministero del confessionale avverto nelle anime un bisogno di speciale purificazione:

18 luglio

In un'atmosfera satura di soprannaturale continuo il mio servizio religioso in parrocchia: confessioni, comunioni e benedizioni. Il ritmo della preghiera dei pellegrini continua senza interruzione...

Alle 9.30 una mamma proveniente dalla provincia di Udine mi porta perché sia benedetta una bambina di 5 anni (Bianca Nicoletti, n.d.r.) ammalata di spondilite (morbo di Pott, tbc ossea, n.d.r.) da due anni e mezzo, sorretta dal bustino di ferro. Sembra più morta che viva... La piccina faceva veramente pietà. Sembrava una cencio. Le dò la benedizione e invito la madre a pregare con fede la Vergine SS. La madre scende al Torchio per pregare... Alle ore 16 la bambina ritorna dal Torchio guarita e al mattino seguente con la madre a piedi riprende la via del ritorno...

20 luglio

...Nell'atmosfera spirituale delle Ghiaie continuo il mio ufficio di penitenziere. Oggi è arrivato un pellegrinaggio da Lecco di oltre 800 persone e debbo rimanere in confessionale fino alle 11.30. Dal 18 luglio in poi sono divenute rare le guarigioni fisiche straordinarie, ma sono numerosi in questi giorni i miracoli morali. E cosa strana, tocca proprio a me vedere questi ritorni di tanti figli prodighi alla casa del Padre. Gente che è venuta da lontano non per chiedere la guarigione da infermità, ma la salvezza dell'anima, il sollievo a una coscienza in tempesta da anni...

23 luglio

...Tranne il tempo della celebrazione della S. Messa e di due omelie, rimango nel confessionale dalle 4.15 alle 12 suo nate... Dovrebbero venire qui al mio posto gli scettici e i denigratori dei fatti delle Ghiaie... e che dire delle conversioni'? In questa settimana la Madonna ha operato un numero stragrande di miracoli morali ed ha sospeso momentaneamente io spero, i miracoli di ordine fisico... Chi potrà contare le conversioni avvenute alle Ghiaie? Solamente Dio, la Vergine e gli Angeli lo sanno,agli uomini le cifre rimarranno eternamente nascoste...

31 luglio

...Dal 13 al 31 luglio è stato fatto un lavoro più nelle coscienze, che esteriore, noto più agli angeli del cielo, che ai poveri mortali della terra. Ecco forse spiegato l'odio di Satana e i suoi tentativi d'impedire il bene delle anime.

Di tutto questo lavoro spirituale si è data relazione completa alla commissione per i fatti delle Ghiaie (quale? La commissione teologica è stata nominata il 28 ottobre 1944, n.d.r.) e il rev. prof. Cortesi ha così risposto: "Grazie della tua relazione che è un prezioso documento della storia spirituale delle Ghiaie. Grazie anche a nome della Diocesi, per la illuminata indefessa prestazione che ci hai offerto nei giorni del tuo soggiorno alle Ghiaie. Va da sé che la ricompensa adeguata l'avrai da Colei per il cui onore ti sei prodigato. Dominus tecum". (v. Felix = Felice Murachelli, o.c., Breno (Brescia) 1987, pp. 102-121).