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La Famiglia e la Vita umana nel messaggio di Ghiaie

 

 


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Vivere con il pensiero della morte


Il pensiero della morte aiuta a lasciare il peccato e a vivere nella grazia santificante.
Esso ci mette dinanzi i nostri limiti. Ci dice che non siamo immortali, o almeno l'immortalità non è di questo mondo.
L'esperienza ci dimostra che la vita è breve ed è continuamente insidiata dalla morte per cui c'è più da meravigliarsi di vivere che di morire, tanti sono i pericoli che sovrastano alla nostra esistenza.

Il pensiero della morte ci ridimensiona nella pretesa di poter fare tutto, di disporre della nostra vita e di quella degli altri. Ci allontana da quell'avidità insaziabile del possesso, del dominio sulle cose e sugli uomini, dal desiderio di porci al centro del mondo, così che tutto debba ruotare attorno a noi, e tutti siano al nostro servizio.

Il pensiero della morte ci pone la domanda: che cosa ci sarà dopo la vita presente? La risposta non è ininfluente sulle scelte che facciamo ogni giorno. Se, come dice la fede cristiana, dopo la morte ci attende il giudizio di Dio, il quale chiederà conto dei doni che ci ha dato, a cominciare dalla vita, e dell'uso che ne abbiamo fatto, è chiaro che questo pensiero ci indurrà ad un maggiore senso di responsabilità nelle decisioni che prendiamo, perché da esse dipende non solo la vita presente ma anche quella futura, che sarà di gioia o di sofferenza eterna secondo le opere che abbiamo compiuto, cioè se siamo vissuti nell'amore a Dio e al prossimo, oppure se abbiamo amato solo noi stessi, chiusi nella prigione del nostro egoismo.

Ci sono persone, che cercano di eludere il problema della morte: non pensandoci, immergendosi nelle distrazioni, nei divertimenti, cercando di spremere dalla vita ogni piacere possibile, negando la vita futura o rifugiandosi nella teoria della reincarnazione puro frutto della fantasia.