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La Famiglia e la Vita umana nel messaggio di Ghiaie

 

 


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Mettere in pericolo la vita


A volte è lecito e doveroso rischiare la vita, per una ragione grave. Quanto più grande è il pericolo tanto più importanti devono essere i valori per i quali rischiare la vita, come difendere valori religiosi o comunque fondamentali per la convivenza umana, quali la libertà personale o nazionale, la solidarietà verso chi è vittima di gravi ingiustizie e oppressioni, ecc.

Mettere in pericolo grave la propria vita è doveroso quando ciò sia richiesto dall'adempimento di compiti connessi con una professione direttamente a servizio di beni fondamentali nella società, quali la professione medica e sanitaria; le professioni a servizio dei cittadini in pericolo, nei corpi dei vigili del fuoco e della protezione civile; le professioni a servizio dell'incolumità e sicurezza civile, nei corpi di polizia; la professione nelle varie religioni, a servizio delle necessità spirituali e morali dei credenti; le professioni a servizio della convivenza civile, nelle funzioni della magistratura.

Per un cristiano per il quale è fondamentale la legge della carità, il dovere di mettere in pericolo la propria vita è evidente, anche al di fuori di quelle professioni, in ogni caso in cui una persona vede un proprio fratello dibattersi in una situazione in cui non può salvarsi da solo, mentre egli può offrirgli un aiuto efficace, ma per lui rischioso. Si pensi, per esempio, ai sepolti vivi sotto le macerie per un terremoto mentre dura il pericolo di altre scosse, a certi casi d'incidenti stradali con inizio d'incendio di qualcuna delle vetture coinvolte e conseguente pericolo d'esplosione del serbatoio di carburante, ecc.

Si deve pure mettere in pericolo la propria vita per la difesa o anche solo per la testimonianza di valori superiori, quando il non farlo assume il significato di un compromesso o di un tradimento di gravi obblighi morali o di connivenza con il male. Gli esempi sono numerosi nei paesi con regimi totalitari; da noi in Italia, si pensi al dovere di denunciare fatti e persone per aiutare i pubblici poteri nella lotta contro il terrorismo, la mafia e ogni altra forma di criminalità organizzata.

Su tutta questa materia è doveroso un attento esame di coscienza per superare una volta per sempre i nostri egoismi, spesso dettati dal grande male dell'indifferenza, che fa dei nostri paesi, come delle città, dei deserti di solitudine. Quanti peccati di omissione compiamo ogni giorno, mentre potremmo impreziosire la nostra vita di atti d'amore, anche senza correre alcun rischio.

Se non ci sono le ragioni dette sopra, mettere in pericolo la propria vita è un grave disordine morale, perché viene disprezzato il dono della vita, mentre abbiamo il dovere di difenderla e conservarla.

La gravità della colpa non va misurata in base a ciò che di fatto poi accade. Da un comportamento pericoloso può anche non derivare alcun danno, né per chi agisce, né per altri, ma ciò non toglie la gravità della colpa.

E' diffusa una sbagliata valutazione dei nostri atti, causata dalla confusione tra legge penale e legge morale. La legge penale tiene conto del comportamento esterno e principalmente dei danni causati. Questa confusione è diffusa persino tra i sacerdoti e i religiosi e non solo.

Basta pensare alla trasgressione di norme stabilite per la circolazione stradale: come quelle sulla precedenza, sullo stop, sui limiti di velocità, sul divieto di sorpasso. Il peccato non c'è solo quando accade un incidente con morti e feriti, ma sempre, perché è un comportamento che mette in pericolo la vita, o almeno l'incolumità propria o altrui. Lo stesso si deve dire del circolare in auto con le gomme lisce, specialmente d'inverno, a fari spenti nella nebbia, ecc. Così pure fare escursioni in montagna di una certa difficoltà, senza preparazione ed attrezzatura, è colpa grave, non solo quando c'è chi precipita in un burrone, ma anche quando si torna a casa sani e salvi, magari anche vantandosi dell'impresa compiuta. Negli esempi accennati, la cosa è ancora più grave perché si espone a rischio non solo la vita e l'incolumità propria, ma anche quella di altri, sia di quelli coinvolti nello stesso pericolo, sia, come accade spesso in montagna o al mare, o in altre occasioni, dei soccorritori.

I criteri esposti possono dare una soluzione a problemi morali che si pongono spesso nella vita personale e sociale del nostro tempo. Si pensi, per esempio, ai rischi connessi con molte attività produttive, con alcune attività sportive, ecc. (cfr. Lino Ciccone, o.c., pp. 165169).