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La Famiglia e la Vita umana nel messaggio di Ghiaie

 

 


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L'Unzione degli infermi


La Vergine Maria raccomanda ai malati di santificare la loro sofferenza. Un mezzo potente che aiuta i malati a santificare la sofferenza è l'Unzione degli infermi.

È un sacramento trascurato, non conosciuto e verso il quale ci sono molti pregiudizi. Nel popolo cristiano è ancora vivo il ricordo, quando il sacramento prima del Concilio Vaticano II e della riforma liturgica, si chiamava estrema unzione, cioè ultima unzione che si dava non solo a chi era in pericolo di vita, ma stava per morire. Perciò il sacerdote veniva chiamato per amministrare il sacramento all'infermo quando non c'era più speranza di vita. I parenti e gli amici che non volevano fare conoscere al malato la gravità delle sue condizioni fisiche, nel migliore dei casi, ritardavano il più possibile l'amministrazione del sacramento e spesso chiamavano il sacerdote quando l'infermo era già morto. Si temeva di spaventare l'ammalato con la conseguenza di affrettare la sua morte.

Questo stato di cose non è cambiato; ai pregiudizi e ai timori di un tempo, si è aggiunta la fede molto illanguidita, se non scomparsa, sull'importanza ed esigenza che il malato sia aiutato spiritualmente soprattutto quando sta per concludere la sua esistenza terrena e deve perciò mettere ordine nella sua vita prima di presentarsi al giudizio particolare di Cristo Signore.

Si chiamano i medici per aiutare il malato fisicamente, ma non il sacerdote che porta il vero medico Gesù Cristo, il quale dà la medicina che dona l'immortalità. Al gioco delle paure suggerite dalla disinformazione, dal pregiudizio e a volte dalla superstizione, non di rado ci stanno, ora più che in passato i sacerdoti che invece hanno il grave dovere d'istruire i fedeli sulla natura, l'efficacia spirituale e anche fisica del sacramento.

Accade che dinanzi all'invito dei parenti sia proprio il sacerdote che presenta ostacoli o inspiegabilmente ritarda di amministrare il sacramento a chi è gravemente malato, non tenendo presente la volontà di Cristo che ha istituito il sacramento dell'Unzione degli infermi anche come medicina del corpo, come ho costatato più volte nella mia esperienza di vita sacerdotale.

Gesù ha comandato agli apostoli: «Guarite gli infermi» (Mt 10, 8). La Chiesa apostolica conosce un rito specifico in favore degli infermi, attestato dall'apostolo San Giacomo: «Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su lui, dopo averlo unto con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati» (5, 14-15).

La Tradizione ha riconosciuto in questo rito uno dei sette sacramenti della Chiesa. Il Concilio di Trento dice: «La Chiesa crede e professa che esiste, tra i sette sacramenti, un sacramento destinato in modo speciale a confortare coloro che sono provati dalla malattia: l'Unzione degli infermi».

Il Concilio Vaticano II afferma: «Con la sacra unzione degli infermi e la preghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta ad unirsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del Popolo di Dio»
(Lumen Gentium, n. I 1).